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Paleomagnetismo

Che cos'è il paleomagnetismo?

Il paleomagnetismo è una branca della geofisica che studia le proprietà magnetiche di rocce e sedimenti, le quali permettono - a loro volta - lo studio del campo magnetico terrestre del passato, sia in termini direzionali che di intensità.

Le rocce vulcaniche risentono infatti, durante il loro raffreddamento, l'influenza del campo magnetico terrestre e acquisiscono un magnetismo residuo che ha la direzione del campo stesso e che persiste anche alla temperatura ambiente, nonostante eventuali spostamenti dell'oggetto.

Ciò è dovuto ai cristalli di materiali ferromagnetici, perlopiù ossidi di ferro e titanio come magnetite e ilmenite, che acquistano un magnetismo stabile e "congelato".

È stato provato che il magnetismo residuo delle rocce ha la stessa declinazione e la stessa inclinazione dei campo geomagnetico locale al momento della consolidazione; le rocce vulcaniche e le lave antiche permettono perciò di individuare la direzione campo magnetico terrestre all'epoca della loro solidificazione.

Così pure le rocce sedimentarie nelle quali, durante la sedimentazione, piccoli granuli dotati di suscettività magnetica si orientano parallelamente alla direzione del campo magnetico della Terra in quel momento.

Studi di paleomagnetismo svolti in diversi continenti hanno condotto alle seguenti conclusioni:

1) Il campo magnetico terrestre sembra essere rimasto sempre assimilabile, in passato, al campo di un dipolo geocentrico sicché, conoscendo la direzione media del campo magnetico durante un periodo geologico si dovrebbe trovare la posizione dell'asse geomagnetico del globo nell'epoca considerata; tale asse, come è noto, non differisce molto attualmente da quello geografico.

2) Il campo magnetico terrestre sembra aver subito numerose variazioni di senso, con ripetute inversioni, e di direzione. L'asse dei poli magnetici sembra perciò essersi spostato nel tempo a meno che questo fenomeno non sia imputabile a movimenti relativi dei continenti o a entrambi i fenomeni.

È molto importante, a tale riguardo, il fatto che le posizioni trovate per i poli mediante le misure di paleomagnetismo differiscono a seconda che si operi a partire da rocce dei vari continenti.

Così i dati ottenuti in Inghilterra indicano che nel periodo triassico il polo nord magnetico avrebbe dovuto trovarsi in corrispondenza dell'attuale Siberia orientale e che in seguito si sarebbe spostato nell'oceano Artico per poi raggiungere l'attuale posizione.

Ma le misure effettuate nell'America settentrionale danno una curva di migrazione del polo sistematicamente spostata rispetto alla precedente e la curva di migrazione determinata in base alle misure effettuate più di recente in Australia è molto diversa dalle altre.

Questi risultati possono essere interpretati solo ammettendo movimenti relativi dei vari blocchi continentali soggetti a spostamenti e rotazioni sulla superficie del globo.

Si ha così una verifica della teoria della deriva dei continenti nonché della espansione dei fondali oceanici, che trovano un buon inquadramento nel modello della tettonica a zolle crostali.

Tale conferma risulta tanto più valida in quanto la posizione dei continenti desunta da misure di paleomagnetismo è perlopiù in buon accordo con i diversi dati paleoclimatici disponibili.

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