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Concimi potassici

Proprietà dei concimi potassici

Il potassio è generalmente abbondante nel terreno agrario ma si trova per lo più sotto forma di feldspati o altri silicati insolubili, che liberano solo molto lentamente potassio in forma solubile, con velocità insufficienti a compensare il depauperamento prodotto dalle colture, esaltato dall'impiego dei fertilizzanti azotati e fosfatici che, aumentando la produzione dei raccolti, accelera anche l'asportazione di potassio dal suolo.

La moderna agricoltura ricorre così anche ai concimi potassici, sia per ovviare alla carenza di potassio nel suolo, sia per bilanciare la somministrazione di fosforo e di azoto.

Si è accertato che il potassio svolge un ruolo fondamentale nella formazione degli idrati di carbonio e stimola e aumenta l'attività fogliare intervenendo nel processo clorofilliano; inoltre la concimazione potassica esalta la resistenza delle colture alle gelate e a molte malattie parassitarie.

Il potassio viene quasi integralmente assorbito dal terreno e quindi la concimazione potassica viene praticata prima della semina insieme a quella fosfatica.

I concimi potassici sono costituiti essenzialmente da sali potassici solubili, ottenuti dalla lavorazione (flottazione, evaporazione, cristallizzazione frazionata) di minerali grezzi inquinati fortemente da salgemma, come carnallite, ed altri minerali, presenti in imponenti giacimenti (Kansas, Texas, Stassfurt, Alsazia, Sicilia).

I più impiegati sono:

Sali potassici utilizzabili come concimi si ottengono inoltre dalle ceneri delle piante (carbonato di potassio, K2CO3) e dal salino potassico (circa il 40% di K2O), sottoprodotto ricavato dall'incenerimento di residui e scarti di diverse industrie, principalmente quella saccarifera.

Una fonte notevole è anche la leucite, metasilicato di alluminio e di potassio di natura vulcanica.

Articolo a cura di Federico Bartolo

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