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Antropocene

Che cos'è l'antropocene?

Per molto tempo con il termine "ambiente" si è indicato il risultato di una serie di processi essenzialmente naturali, considerati all'origine di tutto ciò che è intorno all'uomo.

Il termine "ambiente" deriva dal latino ambiens, participio presente del verbo ambire, che significa 'circondare'. Lo stesso prefisso amb (simile al greco amphi) indica "intorno, da ambo i lati".

Praticamente identica è l'etimologia in altre lingue europee:

  • in inglese environment deriva dal francese envìronnement vocabolo composto dal prefisso en (intorno) e dal verbo virer (girare);
  • in tedesco Umwelt, è composto dal prefisso um che precede il sostantivo welt (mondo), indicando "ciò che sta intorno";
  • l'etimologia è sostanzialmente identica in mandarino, dove la parola huán-jìng è la somma dei vocaboli "anello" e "confini".

Nelle diverse etimologie del termine riconosciamo quindi un significato profondamente antropocentrico, in cui l'uomo non è visto come parte integrante della biosfera, ma come entità e fattore che, pur al centro del mondo, ne risulta in realtà esterno, capace di plasmare e gestire un "ambiente" creato appositamente per le proprie necessità e in virtù delle superiori doti intellettive.

Tale visione antropocentrica (già presente nel mondo greco-romano e avvalorata dal pensiero cristiano-occidentale), si è leggermente modificata nel mondo occidentale a partire dal secondo dopoguerra, e nei paesi in via di sviluppo è in corso di modifica.

La crescita demografica, lo sviluppo di tecnologie a forte impatto ambientale, le maggiori conoscenze scientifiche e la diffusione delle opinioni di massa soprattutto grazie alla televisione, hanno determinato una maggiore consapevolezza dei rischi che l'uomo corre e una percezione meno antropocentrica dell'ambiente.

Equilibrio ecologico

L'equilibrio ecologico è la risultante delle relazioni reciproche instauratesi tra gli organismi viventi e tra questi e l'ambiente naturale.

Consideriamo un'isola appena formata dopo un'eruzione vulcanica. Nei primi stadi della sua vita l'isola non presenterà grande biodiversità, a causa di un habitat che non favorisce l'attecchimento di piante e arbusti.

I primi organismi a colonizzare questa nuova terra saranno definiti organismi pionieri. Visto il breve periodo di tempo che intercorre tra lo stato vergine e la successione primaria (cioè quando le specie colonizzatrici iniziano a popolare l'ecosistema), la maggior parte delle specie hanno una struttura morfologica molto ridotta. Erbe, arbusti e insetti sono eccellenti colonizzatori.

Gli organismi pionieri modificano l'ambiente, soprattutto perché favoriscono la formazione di humus (produzione di sostanza organica, mobilizzazione di elementi minerali dal terreno, frantumazione del suolo).

Tali variazioni preparano l'insediamento della comunità successiva, con organismi più complessi e con maggiori esigenze ecologiche (es. l'abbondanza di insetti richiamerà gli uccelli che se ne nutrono). Come conseguenza, anche specie vegetali più evolute potranno raggiungere la zona (grazie per esempio alla dispersione dei semi effettuata dagli uccelli), e alcune fra le nuove specie sostituiranno le specie preesistenti.

Quindi, le comunità e parallelamente l'habitat dell'isola evolveranno fino a raggiungere un livello di equilibrio, chiamato comunità climax. Nel climax, la biomassa totale raggiunge il massimo valore e le specie sono in equilibrio con i propri competitori.

Il mantenimento di questo equilibrio è la condizione principale per l'esistenza degli organismi viventi. Spesso è sufficiente la variazione anche di uno solo dei fattori ambientali oltre un dato limite, per provocare (qualora non venga compensata) gravi perturbazioni nel sistema (rottura dell'equilibrio), con la possibile estinzione di più specie.

Una nuova era geologica, l'antropocene

Con la modernità, siamo entrati in una nuova era geologica, l'Antropocene, così come l'hanno definita Eugene Stoemer (biologo) e Paul Crutzen (Nobel per la chimica 1995), che seguirebbe l'Olocene: 11.700 anni di relativa stabilità ambientale, dalla fine dell'ultima era glaciale.

I veloci cambiamenti imposti dall'uomo alla superficie della Terra, all'ambiente nel suo insieme, stanno cambiando i tempi con cui avvengono fenomeni geologici quali l'erosione e la sedimentazione, mentre importanti "perturbazioni" a livello chimico su larga scala hanno alterato il ciclo del carbonio, il ciclo dell'azoto, il ciclo del fosforo e di altri elementi. Oltre all'alterazione del ciclo climatico e ai cambiamenti dei biosistemi del pianeta.

L'uomo si rivela così come il più attivo elemento di perturbazione di equilibri naturali, anche su vasta scala. In proposito ricordiamo ad esempio le conseguenze della lotta contro gli insetti dannosi alle colture agrarie. Si è calcolato che circa il 99% degli insetti potenzialmente dannosi ai vegetali è controllato e tenuto a freno da altri artropodi, loro nemici naturali: con l'impiego su larghissima scala di antiparassitari chimici, l'uomo provoca la distruzione non solo degli insetti dannosi, ma anche di quelli utili (i parassiti e i predatori di specie nocive, gli impollinatori, ecc.) e di numerosi altri animali superiori in equilibrio dinamico con questi.

In tal modo viene distrutto l'equilibrio naturale tra insetti predati e predatori (che si sarebbe potuto utilizzare con un oculato sistema di lotta biologica, favorendo cioè lo sviluppo e l'affermarsi dei nemici naturali) e si favorisce l'instaurarsi di nuovi equilibri non sempre utili all'uomo (per esempio la diffusione delle vipere e di parassiti resistenti agli insetticidi).

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