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Itterbio

Proprietà e composti dell'itterbio

L'elemento itterbio, in precedenza evidenziato da Y. Marignac, fu isolato nel 1907 da G. Urbain che lo separò dal lutezio.

È un elemento piuttosto raro, essendo presente nella crosta terrestre (mai libero, ma in composti corrispondenti al suo stato di ossidazione +3) in quantità di circa 3 ppm. È un metallo argenteo e tenero.

Composti dell'itterbio

Chimicamente l'itterbio è abbastanza reattivo e presenta un comportamento intermedio tra quello degli altri lantanidi e quello dei metalli alcalino-terrosi.

A temperatura ambiente reagisce solo lentamente con l'acqua, con l'ossigeno e con gli alogeni, ma si scioglie rapidamente nelle soluzioni anche diluite degli acidi minerali; a temperature elevate reagisce velocemente con quasi tutti i non-metalli.

Forma composti corrispondenti soprattutto agli stati di ossidazione +2 e +3; quest'ultimo è nettamente lo stato più stabile.

itterbio

Itterbio

Utilizzo dell'itterbio

L'itterbio ha limitatissime applicazioni in elettronica, per alcuni tipi di laser e nei filtri per microonde. L'isotopo 169Yb è utilizzato in radiografia medica e industriale.

Metodo di produzione dell'itterbio

L'itterbio è contenuto, insieme ad altri lantanidi, in molti minerali del cerio e dell'ittrio tra i quali i fosfati xenotimo e monazite, il silicato gadolinite e altri. Da questi minerali si ottengono soluzioni acquose di concentrati di "terre d'ittrio", dai quali è possibile separare l'itterbio (come ione Yb3+) mediante tecniche di scambio ionico.

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