Emostasi
Che cos'è l'emostasi?
L'emostasi è un meccanismo, in un certo senso di difesa, essenziale per l'organismo umano. In condizioni normali ha il preciso compito di limitare fino ad arrestare le perdite di sangue dovute a eventuali lesioni dei vasi sanguigni.
Il processo emostatico si svolge in più fasi, la più importante delle quali è, senza dubbio, la coagulazione del sangue; questo processo, molto delicato e molto complesso, è affidato a fattori che si trovano nel plasma e alle piastrine, cioè a quei costituenti cellulari che rientrano tra gli elementi figurati del sangue.
I fattori del plasma che entrano nel meccanismo della coagulazione sono rappresentati dal fibrinogeno, dalla protrombina, dal calcio e da numerose altre sostanze che nomineremo più sotto.
Ricorda: le piastrine sopravvivono in media otto giorni o poco più, poi, se nel frattempo non sono state utilizzate nel processo di arresto di un'eventuale fuoriuscita di sangue, subiscono lo stesso destino degli altri elementi del sangue, cioè vengono distrutte dalle cellule del sistema reticoloistiocitario.
L'emostasi
La coagulazione da sola non sarebbe però sufficiente ad arrestare la fuoriuscita di sangue da un vaso leso: essa, anche se in realtà è il meccanismo decisamente più importante e più perfezionato, fa parte di un insieme di fenomeni, tutti rivolti a fermare l'emorragia, che prende il nome di emostasi.
Quindi ricorda: l'emostasi è l'insieme dei processi biochimici e cellulari che consente di arrestare il sanguinamento, impedendo così un'eccessiva perdita di liquido ematico attraverso la parete danneggiata di un qualsiasi vaso sanguigno.
L'emostasi comprende una fase legata al vaso sanguigno, una alle piastrine e una in cui si svolge la coagulazione; si capisce infatti che il sangue per coagulare ha bisogno dapprima che la corrente sanguigna rallenti la propria velocità e che il tratto leso di parete del vaso sia come isolato, che sulla lesione venga operata una chiusura provvisoria (fase piastrinica) e che infine si stabilisca quella definitiva (coagulazione).
Lo strato di cellule che tappezza la superficie interna dei vasi viene chiamato endotelio. In condizioni normali su di esso si trovano distribuite cariche elettriche negative e, poiché anche la superficie delle piastrine è caricata negativamente, le piastrine di norma sono respinte dalla superficie interna dei vasi e si respingono fra loro.
Quando si verifica una lesione a un piccolo vaso (se sono interessati i grossi vasi, il discorso non vale più, in quanto il sangue fuoriesce con impeto, data l'elevata pressione che esiste in essi, e l'emorragia va allora fermata artificialmente), come nel caso di una banale ferita, si ha una modificazione della carica elettrica dell'endotelio nel punto di lesione.
Le piastrine allora si ammassano in gran numero su questo punto e aderiscono al tratto di superficie danneggiato (dove si è modificato il potenziale elettrico), cercando di occludere, a mo' di tappo, l'apertura da cui il sangue fuoriesce.
Ciò succede in quanto, tra l'altro, le piastrine sono dotate di due importanti proprietà che facilitano la formazione di questo tappo (detto scientificamente trombo bianco), e cioè l'adesività e l'agglutinabilità.
Contemporaneamente la pressione con cui il sangue circola nella zona lesa diminuisce, così anche l'impeto con cui il sangue tende a riversarsi all'esterno.
Una volta che le piastrine sono venute in contatto con la zona danneggiata, cominciano ad assottigliarsi, cioè a diminuire di spessore e a espandersi: esse, normalmente, hanno un diametro che varia da 1 a 3 millesimi di millimetro; ebbene, dopo che hanno subito questa espansione arrivano a misurare anche dieci millesimi di millimetro di diametro, trasformandosi in lamine sottilissime.
Parallelamente a questo fenomeno le piastrine cominciano a disintegrarsi. Dalla loro distruzione si liberano diverse sostanze, fra queste la serotonina, la quale induce prontamente costrizione dei vasi lesi e di quelli immediatamente circostanti: in tal modo il sangue ristagna e i fenomeni che si stanno svolgendo si attuano con maggior facilità.
La serotonina è una sostanza prodotta da speciali cellule dell'intestino, denominate cellule enterocromaffini; essa passa poi nella corrente sanguigna dove viene adsorbita dalle piastrine e da queste liberata quando vanno soggette a disintegrazione.
Vi è poi un'altra sostanza (fattore lipidico di origine piastrinica) che entra in circolo in seguito alla distruzione delle piastrine, la quale, in presenza di calcio, abitualmente contenuto nel plasma, concorre a dar l'avvio al processo di coagulazione.
Tuttavia il coagulo, dopo che si è formato, è ancora molle e friabile, fino a che non si verifica una retrazione, una specie di contrazione, che lo trasforma in una massa piuttosto compatta. Anche la retrazione del coagulo è dovuta alla presenza delle piastrine.
La fuoriuscita di sangue così è definitivamente arrestata, la zona danneggiata viene riparata e il coagulo si stabilizza oppure lentamente viene sciolto e riassorbito.
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