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Riassunto capitolo 33 dei Promessi Sposi

Riassunto capitolo 33 dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni

In questa sezione del sito è possibile leggere il riassunto del capitolo 33 dei Promessi Sposi.

Una notte, di ritorno da una festa tra amici, don Rodrigo che era stato uno dei più allegri della brigata e aveva ironicamente fatto un elogio funebre del conte Attilio (riferimento nel riassunto del terzo capitolo dei Promessi Sposi), morto di peste, si sente male.

Per tutto il cammino fino a casa non dice nulla al Griso (riferimento nel riassunto del capitolo 7 dei Promessi Sposi), ma il bravo intuisce immediatamente, osservando il volto stralunato del padrone, che si tratta del terribile morbo. Don Rodrigo nega l'evidenza, dà la colpa al vino e si mette a dormire.

Passa una notte insonne, piena di incubi: sogna una chiesa invasa da appestati e un pulpito da cui si affaccia padre Cristoforo che lo ammonisce con la mano alzata, come aveva fatto il giorno della visita al suo palazzotto.

Don Rodrigo tenta di fermarlo e improvvisamente si sveglia attanagliato da un dolore pungente tra il cuore e l'ascella; si scopre la parte dolorante e vede un sozzo bubbone livido. Si sente perduto, l'invade il terrore della morte e la paura di essere preda dei monatti e di essere condotto al lazzaretto.

Chiede aiuto al Griso, perché chiami  un medico, ma il bravo lo tradisce e informa invece i monatti, con cui divide il bottino del signore.

Don Rodrigo viene portato via a forza, mentre il Griso rimane in casa, preso dalla furia di rubare, e non si avvede di aver preso in mano i panni del padrone per cercare denaro. Il giorno seguente si ammala di peste e spira sul carro dei monatti, prima di arrivare al lazzaretto.

Renzo ritorna al paese

Anche Renzo, tornato a lavorare nel filatoio del cugino Bortolo (riferimento nel riassunto del capitolo 6 dei Promessi Sposi), passato il pericolo delle indagini, si ammala di peste ma, grazie alla sua robusta costituzione fisica, si salva e, una volta fuori dal pericolo, risorgono nel suo animo, più forti e intensi di prima, i desideri, le speranze, i progetti di una vita da trascorrere insieme a Lucia.

Si chiede cosa possa essere accaduto alla ragazza e decide di approfittare della confusione causata dalla peste per tornare nel milanese per cercarla. Appena è in grado di reggersi in piedi, saluta il cugino Bortolo e parte per dirigersi inizialmente verso Lecco, sperando di trovare Agnese viva, per ottenere delle informazioni più precise.

I segni della pestilenza

Durante il viaggio Renzo vede i segni della peste ovunque: gente sofferente o già morta a causa del morbo, ombre vaganti e sospettose, cadaveri portati alla fossa senza rito funebre, senza canti né accompagnamenti.

Arrivato verso sera al suo paese prova un turbamento profondo a rivedere quei luoghi. Gli sembra di sentire il martello della campana che aveva accompagnato la sua fuga e nello stesso tempo percepisce un silenzio di morte che regna intorno a lui.

Mentre cammina spera di incontrare qualcuno e vede, seduto in terra, un uomo che gli ricorda Gervaso. Invece è Tonio, che era stato privato della ragione dalla peste e reso così simile al fratello idiota.

Da una cantonata vede poi sbucare don Abbondio che avanza lentamente e ha sul volto i segni della malattia passata.

Renzo chiede informazioni su Lucia e Agnese, ma il curato risponde con freddezza preoccupato dal ritorno del giovane: Lucia, se è ancora viva, si trova a Milano; Agnese si è trasferita  a Pasturo da alcuni parenti; di padre Cristoforo non si sa nulla; tanti sono in paese quelli uccisi dalla peste e fra questi Perpetua. Invita poi Renzo ad andarsene.

Il giovane pensa di andare da un suo vecchio amico, rimasto l'unico sopravvissuto della sua famiglia e, lungo il cammino, passa davanti alla sua vigna, devastata e distrutta: viti, gelsi , alberi da frutto divelti, erbacce dappertutto, un intrico di rovi a sbarrare l'entrata.

Poco lontano vede la sua casa, vi entra e la trova piena di topi e di ragni, sudicia, anch'essa violentata dal passaggio dei lanzichenecchi.

Renzo prosegue il cammino e trova l'amico seduto sull'uscio, solo, ancora sbalordito dalla moria causata dalla peste; riconosce  Renzo e lo accoglie festosamente come si accoglie un vero amico, anche se non si vede da tempo.

Parlano, mangiano insieme, sono felici di essersi ritrovati e, dopo un'assenza di quasi due anni, si riscoprono ad un tratto molto più amici di prima, quando la frequentazione era quotidiana, perché entrambi hanno sperimentato il dolore.

Dall'amico Renzo viene a sapere che Lucia è ospite a Milano di don Ferrante, così decide all'alba di partire. Verso sera, seguendo la mole del duomo, arriva sotto le mura della città, tra porta Orientale e porta Nuova.

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