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Riassunto terzo capitolo dei Promessi Sposi

Riassunto terzo capitolo dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni

In questa sezione del sito è possibile leggere il riassunto del terzo capitolo dei Promessi Sposi.

Congedate le donne, Lucia Mondella raggiunge Renzo e Agnese che l'attendevano nella stanza terrena, ansiosi di capire qualcosa dalla ragazza, che aveva mostrato di sapere più di loro. Lucia, tra le lacrime, racconta che qualche giorno prima, mentre tornava dalla filanda, don Rodrigo, insieme ad un altro signore, aveva cercato di trattenerla con parole sconvenienti.

Lei allora aveva affrettato il passo per raggiungere le altre compagne e intanto, tra le risate, aveva sentito don Rodrigo alludere ad una scommessa. La cosa si era ripetuta il giorno seguente.

Profondamente sconvolta, Lucia riferisce alla madre e al povero Renzo di aver raccontato l'accaduto a padre Cristoforo, in confessione, perché; le era sembrata la cosa più giusta per non turbare inutilmente Agnese e per evitare che un fatto così spiacevole e increscioso diventasse di dominio pubblico.

Padre Cristoforo aveva suggerito a Lucia di affrettare le nozze e, per questo motivo, la ragazza aveva incalzato Renzo a concludere la cerimonia prima del tempo stabilito.

A queste parole Renzo si abbandona a propositi di vendetta verso don Rodrigo, mentre Lucia, pur piangendo, si rivolge al futuro sposo con la forza persuasiva della fede: Dio c'è anche per i poveri e li soccorre, se però questi rimangono lontani dal male.

Agnese invece, sciorinando la sua saggezza maturata con l'esperienza, suggerisce a Renzo di rivolgersi ad un avvocato di Lecco, soprannominato Azzecca-garbugli capace di risolvere le questioni più intricate, e comincia a farne una descrizione dettagliata, ma che disegna una caricatura di uomo, un ritratto disgustoso, che precipita nel grottesco.

Renzo e l'avvocato Azzecca-garbugli

Renzo accetta il consiglio e, dopo aver attraversato campi e strade pensando alla sua disgrazia e al discorso da fare al dottor Azzecca-garbugli, gli si presenta davanti portando in dono quattro capponi che dovevano servire per il pranzo di nozze.

Il giovane viene accolto dall'avvocato e condotto nello studio che era una stanza molto grande: su tre pareti erano appesi i ritratti degli imperatori romani, la quarta era coperta da una libreria piena di testi vecchi e impolverati. Al centro campeggiava un grosso tavolo carico di documenti, fascicoli, gride, con alcune sedie intorno e una grande poltrona che incuteva timore e suggestione.

L'avvocato, che indossava una toga ormai logora simbolo di una giustizia decaduta e mummificata, invita Renzo a presentargli il caso, ma tra i due nasce un equivoco.

Renzo chiede se è prevista una penale per chi minaccia un curato, l'avvocato lo scambia per un bravo (i bravi sono stati introdotti nel riassunto primo capitolo dei Promessi Sposi) in cerca di protezione e si mostra zelante nell'aiutarlo.

Va dunque alla ricerca di gride che contemplino il suo caso: ce ne sono diverse e una promulgata da poco tempo, sottoscritta dall'attuale governatore di Milano, Gonzalo Fernandez de Cordoba e firmata dal cancelliere Ferrer.

Renzo ascolta attento e cerca di capire dalla legge ciò che può salvaguardarlo, ma ad un certo punto l'avvocato elabora la sua versione dei fatti: Renzo è un bravo che, per passare inosservato, si è fatto tagliare il ciuffo e gli fa notare che poteva evitare di farlo.

In un mondo di sopraffazione e di violenza l' Azzecca-garbugli rappresenta l'uomo di legge che toglie efficacia al diritto, confonde il lecito con l'illecito, il colpevole e l' innocente.

Renzo torna al paese

Renzo capisce di essere stato scambiato per un bravo e ribadisce invece di essere la vittima; a questo punto l'avvocato, quando apprende poi che dietro a tutta la storia c'è don Rodrigo, diventa brusco e lo mette alla porta, restituendogli i capponi. Al povero Renzo, più arrabbiato che mai, non resta che tornare al paese e raccontare alle donne l'esito del suo incontro.

Intanto a casa Agnese e Lucia decidono insieme di chiedere aiuto a padre Cristoforo, ma non se la sentono di andare al convento. Mentre pensano ad una soluzione, bussa alla loro porta fra Galdino, un frate laico cappuccino, per la questua delle noci.

Per sottolineare il profondo valore dell'elemosina il frate racconta ad Agnese il miracolo delle noci, avvenuto in un convento della Romagna, operato da padre Macario.

Il padre esorta un benefattore a non tagliare un noce che non produceva noci da anni, predicendogli che l'albero avrebbe fatto in primavera più frutti che foglie. Avviene il miracolo, anche se il benefattore muore senza avere la consolazione di bacchiarle.

Mentre fra Galdino racconta la storia, sopraggiunge Lucia con un grosso quantitativo di noci, perché; la ragazza desidera che il frate torni presto al convento, senza fare ulteriori tappe, ad avvisare padre Cristoforo di cui hanno bisogno.

Poco dopo torna Renzo, riportando la notizia del suo fallimento e i tre si mettono nelle mani di Dio, confidando pienamente nell'aiuto di padre Cristoforo, ultima loro speranza.

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