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Riassunto capitolo 30 dei Promessi Sposi

Riassunto capitolo 30 dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni

In questa sezione del sito è possibile leggere il riassunto del capitolo 30 dei Promessi Sposi.

Mentre i tre fuggitivi si avvicinano al castello dell'innominato, vengono raggiunti da tanti altri compagni di sventura, scappati dalla furia della guerra.

In Don Abbondio cresce allora un'altra preoccupazione: tanta gente  accorsa a riparo in un medesimo luogo avrebbe attirato i lanzichenecchi. Ma all'entrata della valle i posti di guardia armati lo spaventano ancora di più; non è nella sua indole pensare ad una resistenza armata contro l'esercito tedesco e non comprende l'atteggiamento dell'innominato. Teme di trovarsi  tra due fuochi e si pente di essersi fatto convincere dalle due donne ad intraprendere un'avventura così rischiosa.

Agnese, vedendo i luoghi che aveva già attraversato la sua Lucia in ben altre circostanze, si emoziona ma è zittita da Don Abbondio che le suggerisce di usare solo parole di riguardo per il loro benefattore.

I fuggitivi vengono accolti dall'innominato

Arrivati al castello vengono accolti dall'innominato (riferimento nel riassunto del capitolo 20 dei Promessi Sposi) con gentilezza e il signore si commuove quando Don Abbondio gli presenta la madre di Lucia.

Alloggia Perpetua ed Agnese in un quartiere assegnato alle donne e il curato nel quartiere degli uomini, dove c'erano alcune camere destinate agli ecclesiastici.

Rimangono al castello circa un mese in mezzo a un movimento continuo: non passa giorno infatti che non si dia l'allarme per l'arrivo dei soldati. A ogni voce l'innominato conduce una schiera di armati a esplorare alcuni luoghi o ad allontanare il pericolo, ed era cosa singolare vederlo disarmato.

Si imbattono spesso in lanzichenecchi di vari corpi che, rimasti indietro, si davano al saccheggio selvaggio, combattendo e minacciando, li costringono alla fuga.

Nel castello Agnese e Perpetua, per contraccambiare l'ospitalità, si dedicano al lavoro e ai servizi che richiedeva l'alloggio di tante persone, mentre Don Abbondio passa il tempo oziando, in compagnia solo della sua paura.

L'unica sua attività è passeggiare sulla spianata, per riuscire a scorgere, in mezzo alle balze  e ai burroni, un sentiero, un passaggio praticabile che possa condurlo ad un nascondiglio sicuro, in caso di attacco. Le sue interlocutrici rimangono le due donne che a volte lo sopportano, a volte lo rimproverano.

Nonostante la drammaticità del momento storico, don Abbondio non possiede la sofferenza dei profughi e degli umiliati, a causa della guerra, ma rimane fedele e coerente alla sua indole che si preoccupa solo di allontanare i pericoli e gli scontri diretti e di difendere il principio della neutralità disarmata.

Dopo un mese le truppe tedesche, in marcia verso Mantova, sfilano tutte e oltrepassano anche l'ultimo paese, Galasso. Via via che i paesi ritornano sicuri, la gente lascia il castello per tornare alle proprie case. Il curato e le due donne sono gli ultimi ad andarsene.

Il giorno fissato per la partenza, l'innominato fa trovare pronta alla Malanotte una carrozza, nella quale ha fatto mettere un corredo di biancheria per Agnese e insiste con lei perché prenda un altro mucchietto di scudi per riparare eventuali danni  alla casa, causati dal passaggio dei soldati.

Il ritorno a casa

La strada del ritorno mostra, in tutta evidenza, i segni della furia selvaggia della soldatesca e  i tre si preparano a ciò che li aspetta. Tutto il paesaggio, senza sconti, è stato sottoposto ad una devastante distruzione: le vigne spogliate, sfrondate come da una bufera di grandine, i pali divelti, sradicati gli alberi e le case, dopo aver sfondato gli usci, sconquassate, rapinate,  ammorbate.

Per Agnese, grazie anche ai doni dell'innominato, i danni sono limitati; invece don Abbondio si vede spogliato interamente non solo dai soldati di passaggio, ma anche dai birboni del paese. Anche il gruzzolo, nascosto sotto il fico dell'orto da Perpetua, è sparito.

A questo si deve aggiungere che il curato continua a vivere nella paura, nell'angoscia di imbattersi in qualche soldato. La paura privata di don Abbondio e il saccheggio di alcuni paesi sono gli effetti però di un disastro passeggero. Uno nuovo e ben più grande sta infatti per sopraggiungere.

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