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Diartrosi

Che cos'è la diartrosi?

Il termine diartrosi indica una componente molto importante dell'apparato locomotore, più precisamente una categoria di articolazioni, che coinvolge un gran numero di ossa.

Le diartrosi sono anche dette articolazioni mobili, poiché la loro caratteristica principale è quella di consentire movimenti (di estensione e direzione variabili) alle ossa che sono unite da questo tipo di articolazione.

In tal senso si discostano alle articolazioni fisse, dette anche sinartrosi, in cui invece i capi articolari sono uniti saldamente e non possono compiere alcun tipo di movimento.

Le superfici articolari delle ossa coinvolte nelle diartrosi non sono direttamente a contatto, ma insiste uno spazio tra di esse. Il contatto invece avviene tra le cartilagini, che avvolgono la porzione esterna dei due capi ossei nei punti in cui questi si sovrappongono.

Diartrosi, le articolazioni mobili

Diartrosi, le articolazioni mobili.

Anche se è possibile individuare una struttura generale comune per tutte le diartrosi, in base alla forma dei capi articolari coinvolti ed al tipo di movimento che si genera è possibile individuare ben sei differenti tipi di diartrosi.

Tra le articolazioni mobili di grande importanza per l'architettura dell'organismo umano si segnalano il gomito, il ginocchio, l'articolazione tra il femore e l'anca e quella tra la spalla e l'omero.

Caratteristiche generali delle diartrosi

Le strutture coinvolte in una diartrosi sono:

  • le superfici articolari, cioè la zona dell'epifisi ossea che partecipa all'articolazione;
  • la capsula articolare, ossia una struttura fatta da tessuto connettivo fibroso denso che racchiude tutta l'articolazione e il liquido sinoviale, un fluido nutritivo, vischioso e lubrificante che riempie lo spazio della cavità articolare (delimitata dalla superfici articolari e dalla capsula).

Le superfici articolari sono sempre complementari l'una all'altra e sono ricoperte di cartilagine, nello specifico cartilagine ialina, che fornisce protezione meccanica contro gli urti, fornisce elasticità e garantisce resistenza allo sfregamento. Il liquido sinoviale è prodotto dalla membrana sinoviale, uno dei due strati in cui si divide la capsula articolare. Nello specifico, la membrana sinoviale è lo strato interno, a contatto con la cavità articolare.

Il secondo strato, che invece è a diretto contatto con le epifisi ossee contenute nella diartrosi, si definisce membrana fibrosa. La connessione tra le cartilagini ialine che rivestono i capi ossei è garantita da un complesso di legamenti, che avvolgono l'articolazione come in un  manicotto.

Oltre a questi elementi, sempre presenti nell'articolazione, è possibile individuare altre strutture presenti in misura variabile e non sempre tutte insieme, che comunque rientrano nel novero delle componenti di una diartrosi: dischi di cartilagine, tendini, cuscinetti di grasso e borse sinoviali.

Caratteristiche generali delle diartrosi

Caratteristiche generali delle diartrosi.

Tipi di diartrosi

Sulla base della forma delle facce articolari in congiunzione e del tipo di movimento che le ossa coinvolte possono compiere l'una rispetto all'altra, definiamo 6 distinti tipi di diartrosi: artrodia, enartrosi, condilartrosi, articolazione a sella, troclea (o ginglimo angolare), trocoide (o ginglimo laterale).

Tipi di diartrosi

Tipi di diartrosi.

Artrodia

Le artrodie sono un tipo di diartrosi in cui le superfici articolari contrapposte sono piane e il movimento reciproco consentito è unicamente di scivolamento. In presenza di artrodie, quindi, non sono possibili movimenti di tipo angolare.

Questo tipo di articolazione, presente ad unire le ossa del carpo e le ossa del tarso (rispettivamente nella mano e nel piede), è caratterizzato da movimenti di modesta entità, se confrontati a quelli di altre tipologie di diartrosi. In compenso, non vi sono limitazioni per quel che riguarda l'asse di movimento, che può interessare molteplici direzioni.

Enartrosi

L'enartrosi è un tipo di articolazione che si determina quando i due capi ossei hanno entrambi la forma di una sfera (o pressappoco). In un caso, la sfera è concava ed accoglie nella sua cavità la testa della superficie articolare opponente.

Entrambi i capi ossei hanno libertà di movimento e questo può generarsi in tutte le direzioni, compresa la rotazione. È pertanto un tipo di articolazione estremamente mobile e caratterizza, tra l'altro, l'innesto dell'omero nella spalla (articolazione scapolo-omerale) e della testa del femore nell'anca (articolazione coxo-femorale).

Condilartrosi

La condilartrosi è un tipo di diartrosi formata da una diafisi convessa di forma allungata, simile ad un'oliva (o ellissoidale, secondo alcuni autori) e una epifisi concava che la accoglie.

Il movimento principale del capo osseo che si insedia nella concavità è di tipo oscillatorio lungo il proprio asse maggiore, ma è possibile un movimento rotatorio più contenuto anche nel senso della direzione perpendicolare ad esso. Ne è un esempio l'articolazione della mascella.

Trocoide (o ginglimo laterale)

Questo tipo di articolazione è formata da un capo cilindrico che si inserisce in una epifisi opponente che ha la forma di un ferro di cavallo. I capi ossei coinvolti in questa articolazione possono muoversi unicamente compiendo una rotazione intorno al proprio asse.

Troclea (o ginglimo angolare)

La diartrosi definita ginglimo angolare è costituita da una epifisi concava a forma di puleggia (la troclea), in cui si inserisce una protuberanza complementare posta alla sommità dell'epifisi complementare.

L'innesto della convessità all'interno della troclea consente all'estremità che si inserisce la possibilità di effettuare unicamente una rotazione angolare in senso perpendicolare all'asse di sviluppo della troclea. Nel gomito, ad esempio, una articolazione di questo tipo consente all'avambraccio di estendersi o flettersi.

Articolazione a sella

L'articolazione a sella è il tipo di diartrosi maggiormente mobile. È caratterizzata dalla presenza di due facce articolari contrapposte a forma, per l'appunto, di sella, che incrociano le reciproche convessità. Il risultato è una articolazione che consente un movimento molto ampio sui due assi.

Ne è un esempio l'articolazione che connette la base del pollice al resto della mano. Non è invece possibile la rotazione sul proprio asse.

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