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Renzo Tramaglino

Renzo Tramaglino nel romanzo "I promessi sposi"

Renzo Tramaglino è il protagonista maschile del romanzo.

Esercita la professione del filatore di seta, è un operaio specializzato e, anche se l'industria tessile subisce una battuta d'arresto e molti lavoratori  emigrano nei paesi vicini, il giovane riesce a mantenere il lavoro. Ha inoltre un piccolo podere che coltiva quando il filatoio è fermo.

Renzo si reca da Don Abbondio per accordarsi sulle ultime questioni, con una furia contenta, perché lo stesso giorno la sua amata Lucia sarà sua sposa (riferimento  nel  secondo capitolo dei Promessi Sposi).

Compare davanti al curato vestito a festa, con penne di vario colore sul cappello, con il pugnale nel taschino dei calzoni, baldanzoso, ma non immune dall'atmosfera di violenza e braveria che influenza anche un bravo figliolo come Renzo.

Il carattere di Renzo Tramaglino

Il giovane viene descritto nella sua furiosa incandescenza che lo spinge ad agire seguendo l'istinto. È impulsivo, generoso, a volte irrazionale e possiede una cultura mediocre; è un umile figlio del popolo che subisce un'ingiustizia contro cui deve lottare, anche con l'uso della violenza e dell'intimidazione.

In fondo Renzo è però pacifico e sincero e crede ancora che esista una legge dalla parte dei deboli, che vinca i soprusi contro la povera gente.

Con questa convinzione si reca dall'avvocato Azzecca-garbugli (riferimento nel terzo capitolo dei Promessi Sposi) e allo stesso modo si prodiga per agevolare il passaggio della carrozza del governatore Antonio Ferrer, giunto per arrestare il vicario di provvisione, durante la rivolta di San Martino.

Alla folla violenta, irresponsabile e irrazionale che vorrebbe linciare il vicario, si contrappone la voce razionale di Renzo che non vuole delitti e giustizia sommaria, ma è mosso da principi e valori caratterizzanti una morale universale, anche se troppo ingenua e semplicistica.

L'ideale politico di Renzo è una società giusta fondata sul rispetto della legge. Se le cose vanno male è perché la legge non funziona per colpa degli uomini che, scelti per la sua esecuzione, creano corporazioni in difesa di coloro che hanno forza e potere.

Vorrebbe ribellarsi a questo sistema, opponendosi con le sue sole forze, ma cade vittima della giustizia: viene arrestato e accusato di essere uno dei capi della rivolta ai forni.

La crescita spirituale di Renzo

Riesce a scappare e, solo attraverso una rocambolesca fuga verso l'Adda (riferimento nel capitolo 17 dei Promessi Sposi), Renzo ritroverà se stesso,  la chiara percezione della realtà  che non dipende solo dall'agire umano ma da Dio, perciò si abbandona alla preghiera consolatrice e ringrazia di aver raggiunto il fiume Adda che, scorrendo, sembra dialogare con lui con la voce di un amico. Renzo ha ritrovato la sua intima religiosità, la consapevolezza che Dio è misura di tutte le cose.

Con questo sguardo il giovane entra nel territorio di Bergamo, con lo stesso atteggiamento parte successivamente per ritornare al suo paese e poi corre a Milano in cerca di Lucia; qui si inginocchia davanti alla peste e si commuove.

Non si perderà più, anzi la sua posizione sarà ulteriormente confermata da vari incontri: la madre di Cecilia, padre Cristoforo e padre Felice insieme ai cappuccini che gestiscono il Lazzaretto.

Tutti questi ritratti di umanità confermano a Renzo l'unica verità: bisogna affrontare la vita affidandosi, cedendo di fronte alla realtà che si impone, con composta rassegnazione non pessimistica, ma sostenuta da una speranza che rende possibile la realizzazione di un futuro sereno e felice su questa terra, in attesa della "festa ultramondana".

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