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Riassunto capitolo 29 dei Promessi Sposi

Riassunto capitolo 29 dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni

In questa sezione del sito è possibile leggere il riassunto del capitolo 29 dei Promessi Sposi.

I lanzichenecchi sono arrivati nel territorio di Lecco, dopo aver attraversato e saccheggiato diversi paesi.

Don Abbondio, deciso a fuggire prima di tutti e più  di tutti, vede però ostacoli insuperabili e pericoli ovunque: la montagna, come il lago non erano luoghi sicuri dove rifugiarsi, perché erano stati già facilmente raggiunti dai soldati tedeschi e dal territorio bergamasco bisognava stare lontani, perché era stato inviato uno squadrone di cappelletti, soldati mercenari arruolati dalla Repubblica veneta, ancora più feroci e violenti dei lanzichenecchi.

Don Abbondio non sa cosa fare e continua a lamentarsi di essere stato abbandonato da tutti;  intralcia Perpetua, con le sue continue domande, con i dubbi sulle scelte da seguire, mentre lei si ingegna come può per nascondere ciò che non può essere portato via.

Si affaccia alla finestra e, vedendo i paesani in fuga, chiede aiuto, sostegno, domanda un cavallo, un mulo, un asino per fuggire anche lui, ma nessuno lo ascolta.

La fuga  verso il castello dell'innominato

Don Abbondio e Perpetua non hanno ancora deciso dove andare, quando giunge Agnese con una proposta: fuggire a cercare rifugio nel castello dell'innominato. Il sacerdote è incerto, dubita ancora della conversione reale del potente signore, ma alla fine i tre partono.

Durante il cammino, il curato se la prende con il duca di Nevers (riferimento nel riassunto del capitolo 28 dei Promessi Sposi) per le sue pretese sul ducato di Mantova e con l'imperatore che avrebbe dovuto lasciar correre.

Perpetua invece lo rimprovera e lo invita a lasciar perdere questi discorsi che non portano a nulla e, nello stesso tempo, ripensa alle cose nascoste in fretta nell'orto, a quelle dimenticate e si lamenta con il curato.

Ne nasce uno dei soliti litigi interrotto da Agnese,  che ha anche lei i suoi pensieri e i suoi guai. La fuga precipitosa infatti non le permetterà di riabbracciare Lucia.

Giunti al paese vicino al castello, si fermano a fare visita alla famiglia del sarto (riferimento nel riassunto del capitolo 24 dei Promessi Sposi), che li accoglie festosamente, pranzano insieme, mettendo in comune il cibo, prima di riprendere il viaggio. A tavola il sarto parla dell'innominato, di come abbia accolto nel suo castello molta gente in fuga.

La nuova vita dell'innominato

Dal giorno della sua conversione, infatti, si era prodigato a soccorrere i poveri, a riparare i danni e a compiere sempre il bene. Andava sempre solo e disarmato, preparato a tutto dopo tante violenze commesse, ma non per questo era scemata l'ammirazione e il rispetto che tutti avevano verso di lui. Rappresentava infatti l'uomo che nessuno aveva potuto umiliare, ma che si era umiliato da sé.

Era considerato un uomo che dispensava  solo il bene, che sarebbe stato sacrilegio offendere o umiliare. L'innominato si presentava da un lato umile, pentito, un santo, dall'altro energico e pieno di vita. Anche la forza pubblica aveva rinunciato ad ogni pretesa di vendetta su di lui.

Molti bravi, alle sue dipendenze, avevano dovuto mutare padrone, altri invece avevano deciso di rimanere a servirlo.

Quando i primi forestieri avevano cercato rifugio nel suo castello, lui si era mostrato contento di accoglierli e si era impegnato a difendere non solo la sua dimora, ma l'intera valle.

Ora nel castello fervono i lavori per accogliere più persone possibili e anche l'innominato è sempre in moto a vedere i nuovi arrivi, a farsi vedere, a mettere ordine, a infondere coraggio, destando l'ammirazione di tutti che, guardandolo, dimenticano per un momento i loro guai.

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